lo scriba Valdemir Mota de Menezes
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Guglielmo di Ockham ritratto in una vetrata dell'Abbazia di
Surrey
Detto il
Venerabilis Inceptor (venerabile principiante)
[1], ma anche
Doctor Invincibilis, entrò nell'
ordine francescano in giovane età, studiò all'
Università di Oxford fra il
1307 e il
1318, intraprendendo l'insegnamento, in seguito, nella medesima università.
Accusato di eresia, subì un processo da parte dell'
Inquisizione ad
Avignone nel
1324, a seguito del quale cinquantuno sue enunciazioni teologiche vennero condannate dal pontefice
Giovanni XXII. Fu successivamente assolto da
Papa Clemente VI l'8 giugno
1349. Ad
Avignone, dove soggiornò per quattro anni, conobbe
Michele da Cesena, il ministro generale dell'ordine francescano, che condivideva con lui l'idea che le comunità cristiane potessero avere in uso dei beni ma mai possederli, secondo la dottrina della
povertà evangelica, un'idea radicale contrariamente a quanto sosteneva il papato.
Di conseguenza, ad evitare "reprimenda" del Papa, nel maggio
1328 Guglielmo si ritirò a
Pisa, dove entrò al seguito dell'imperatore
Ludovico il Bavaro al cui fianco si era schierato nella controversia tra l'
Impero ed il
Papato.
Lì arrivò la scomunica da parte del papa, dopo la quale Guglielmo decise di seguire l'imperatore andando con lui a
Monaco di Baviera, seguito anche da Michele da Cesena, con il quale continuò la polemica contro la
Chiesa. Morto l'imperatore e il generale francescano, Guglielmo cercò di riavvicinare le sue posizioni a quelle della Chiesa, ma morì nel
1347[2] prima che questo riavvicinamento si compisse
[3].
Centro del pensiero di Ockham è il
volontarismo, la concezione secondo cui Dio non avrebbe creato il mondo per "intelletto e volontà" (come direbbe
Tommaso d'Aquino), ma per sola volontà, e dunque in modo arbitrario, secondo la sua imperscrutabile volontà, senza né regole né leggi, che ne limiterebbero, secondo Ockham, la libertà d'azione.
Ne consegue che anche l'essere umano è del tutto libero, e solo questa libertà può fondare la moralità dell'uomo, i cui meriti o demeriti non possono in alcun modo influenzare la libertà di Dio. La salvezza dell'uomo non è quindi frutto della
predestinazione, né delle opere dell'uomo; è soltanto la volontà di Dio che determina, in modo del tutto inconoscibile, il destino del singolo essere umano. Questa posizione di Ockham, che riprende e porta alle estreme conseguenze la concezione volontaristica già propria di
Duns Scoto, anticipa per alcuni aspetti la
riforma protestante di
Lutero; conseguenza del pensiero di Ockham, infatti, è la negazione del ruolo di mediazione fra Dio e l'uomo che la Chiesa si è attribuita.
Il Papa è fallibile e non può attribuirsi alcun potere, né temporale (l'Impero, infatti, esiste da tempo più remoto, rispetto alla Chiesa, e non discende dal Papa ma direttamente da Dio), né spirituale, giacché la sola possibilità per l'uomo di salvarsi deriva dalla grazia divina. Nel
Dialogus sostenne come l'imperatore fosse superiore alle leggi, ma sottoposto al proprio popolo, il quale, nel caso in cui egli non rispettasse il principio dell'"
equità naturale" era autorizzato a disubbidirgli. La delega che il popolo dava all'imperatore nell'esercitare il potere era quindi vincolata al suo buon operato e non assoluta.
Con
Marsilio da Padova queste tesi furono tra i fondamenti del potere statale inteso in senso moderno.